mercoledì 13 febbraio 2013

Ernani - Maratona Verdi 2013 - IV



“Scrivere per la prima volta per Venezia e incontrare Piave”



Continuiamo il nostro viaggio tra i melodrammi del famoso compositore italiano. Quest’oggi, prenderò in analisi Ernani: opera interessante, su libretto del giovane Piave.
La prima si tenne con successo a Venezia il 9 Marzo 1844, dopo un’estenuante ricerca del tenore adatto al complesso ruolo.
Ernani è colma di romanticismo dirompente, irresistibile e furibondo. La storia è vera, anche se molto romanzata, i personaggi “fissi”, come dire… marmorei… ah no! Granitici  - ecco il termine esatto. Il dramma è  suddiviso in parti ciascuna con un nome differente: Il BanditoL’Ospite, La Clemenza La Maschera.
La trama, invece, trova la sua ispirazione dall’omonimo romanzo di Victor Hugo che, ai tempi, aveva scandalizzato Parigi.

Stavolta curiosità già dal principio: questa è la prima opera che Verdi scrive per Venezia e con Francesco Maria Piave, il quale diventerà – soprattutto per la collaborazione intensa, nonché l’accondiscendenza – il librettista preferito del compositore. Il successo è immediato, anche se nel mentre si sta assistendo a una fallimentare stagione con i Lombardi ed altre due opere.
Nelle opere precedenti, come Nabucco e Lombardi, Verdi usa una strumentazione alquanto particolare per l’epoca, innovando e sperimentando, nell’Ernani invece si ha una melodia splendida e soave, dai cantabili dolci, che affascina e rapisce. Parafrasando Checchi (1901) possiamo affermare che Ernani “il bandito” è la protesta vivace contro le tirannie, è il grido del popolo in ribellione ed è l’odio della violenza alimentato dalla violenza stessa. Il dramma e la musica, qui, si fondono perfettamente ed è proprio quest’ultima il filo conduttore di tutta la trama, ciò che dalla prima all’ultima scena mantiene viva l’attenzione dell’ascoltatore.


Drammatis Personae:

Ernani, Don Giovanni di Aragona, il bandito - tenore
Carlo, re di Spagna - baritono
Elvira, nipote e fidanzata di Silva - soprano
Don Ruy Gomez de Silva, grande di Spagna - basso
Giovanna, nutrice di Elvira - soprano
don Riccardo, scudiero del re - tenore
Jago, scudiero di Don Ruy Gomez - basso
Banditi, Cavalieri, Vassalli, Cortigiani, Principi elettori, Paggi e Dame di corte.


La scena si svolge in Spagna durante i primi decenni del Cinquecento.    


Accampamento dei banditi sulle montagne dell’Aragona, in lontananza s’intravede il castello di Silva è quasi tramontato il sole. Ernani, capo dei masnadieri, sotto le cui spoglie si cela Don Giovanni d’Aragona, vuole ribellarsi al re, Don Carlo, per vendicare l’uccisione di suo padre. I banditi gozzovigliano e brindano (“Allegri! Beviamo…”), mentre egli decanta le molteplici qualità della sua amata Elvira (“Come rugiada al cespite…”) e rivela di volerla rapire. I suoi fedeli gli assicurano il loro aiuto (“dunque verremo, al castel ti seguiremo!”).

Giordani al centro

 Si reca al castello di Don Ruy Gomez De Silva per incontrarne la nipote Elvira; l’amore di Ernani è ricambiato. La giovane, nella propria abitazione, deplora la sua sorte (“Ernani,... Ernani, involami”) che la vede promessa al vecchio zio. Al castello dei Silva giunge Don Carlo, in incognito, anch’egli innamorato di Elvira.


 Quest’ultima riconosce in lui il re di Spagna, ma lo respinge (duetto “Da quel dì che t’ho veduta”); di fronte all’insistenza di Don Carlo per condurla con sé, la fanciulla gli strappa dalla cintola il pugnale, pronta a difendere il suo onore, mentre da una segreta porta entra Ernani, e s’avanza per proteggere Elvira, la quale s’interpone fra i due. Il re riconosce il bandito e lo invita a fuggire.
Entra all’improvviso Silva, sdegnato per l’attentato al suo onore (“Infelice... e tu credevi”): ma riconosce il re e gli rende omaggio [l’aria ed il recitativo sono travolgenti: le parole si fondono perfettamente con la musica, esse rivelano tutto il disprezzo e lo stupore e la delusione. Generosamente, Don Carlo consente a Ernani di allontanarsi.

Dessì - Armiliato
 (Parte II) La rivolta capeggiata da Ernani è fallita: il bandito, travestito da pellegrino, chiede ospitalità nel castello di Silva. Questi lo accoglie e gli comunica che sta per sposare Elvira, che entra vestita da sposa e che ha acconsentito al matrimonio solo in quanto credeva l’amato morto. Ernani è sconvolto, svela la sua identità ed offre al rivale il suo capo come dono nuziale (“Oro, quant’oro ogn’avido”). Al castello sopraggiunge il Re Carlo, reclamando il bandito, ma Silva offre comunque protezione al giovane e fa nascondere Ernani, rifiutandosi di consegnarlo. Il re fa perlustrare, invano, il castello (“Lo vedremo, veglio audace”) e non trovandone traccia prima minaccia Silva di giustiziarlo e poi costringe Elvira a seguirlo (“Vieni meco, sol di rose..”). 
Comunale di Bologna
Ernani, a questo punto, rivela a Silva l’amore del re per la fanciullla, esortandolo a vendicare l’offesa recata al suo onore. I due stringono un patto; Ernani offre il suo corno da caccia a Silva: quando questi vorrà la morte del bandito, non dovrà far altro che suonare tre volte nel corno, ed Ernani si toglierà la vita. (Parte III) Ad Aquisgrana, nei sotterranei del sepolcro di Carlo Magno, si riuniscono i congiurati, capeggiati da Ernani, ma Don Carlo li ha preceduti nascostosi, nel sepolcro del dell’illustre antenato per ascoltare i cospiratori (“Ah, de’ verd’anni miei”). Appreso che il re aspira al trono imperiale, i congiurati ne decretano la morte; si trae a sorte colui che eseguirà la sentenza, ed esce il nome di Ernani. Tutti prestano di nuovo il loro giuramento (“Si ridesti il leon di Castiglia”), quando un colpo di cannone in  lontananza annuncia che Don Carlo è stato eletto imperatore. Questi mostrandosi ai ribelli e ne decreta la morte. Egli cede alle insistenze di Elvira, donando la vita al ragazzo, mentre Silva medita vendetta.
(Parte IV) Sul terrazzo del castello di Don Giovanni d’Aragona, ci si prepara alla festa nuziale. Mentre Ernani ed Elvira si abbandonano alla gioia, s’odono in lontananza tre suoni di corno: è Silva, che ricorda a Ernani il patto fatale. Egli supplica Silva di risparmiarlo sino a quando non  avrà gustato il calice dell’amore e gli racconta la sua vita infelice (“Solingo, errante, misero”), Silva però replica offrendoli o un coppa di veleno o un pugnale, tiene fede, dunque, alla parola data e si toglie la vita.
Sul suo corpo esanime si accascia, svenuta, Elvira.


Analisi ed altre curiosità

E' curioso notare quanto quest'opera, nel corso della vicenda, si riduca in termini temporali e s'infittisca nella trama e negli avvenimenti. La II parte è quella dove tutto si compie e dove la scena viene invasa da tutti i personaggi. Piano piano tutto si va diradando, in durata (in sucessione circa: 40min., 35min., 23min. e 18min) e anche in personalità presenti sulla scena: la IV parte è cantata - fatta eccezione per il coro iniziale - solo da Ernani, Elvira e Silva, che poi sono i motori e i perni di quest'opera




Il coro in quest'opera può essere considerato come un telone di fondo, un commento. 



L'eroe, il bandito Ernani non è una figurina, non è frutto dell'immaginazione o leggenda popolare, lo vediamo giovane e in carne ed ossa in fronte a noi e non è perfetto, egli sente e poi pensa, come spesso accade ai giovani.  



Elvira può essere definita l'unica eroina del dramma? Secondo me no, ma questi sono pareri personali, lei si limita, come tante altra fanciulle del mondo del melodramma, a soffrire e languirsi, senza prendere iniziative o decisioni, è succube di tre uomini che l'amano (un po' come Sara di Roberto Devereux, nella versione di Donizetti, ovviamente). Il suo vero nome, frutto comunque della fantasia di Hugo è Doña Sol.




Pensare a Silva come eroe mi è difficile ma di certo se si cerca un personaggio viscido e orribile qui si può scegliere tra lui e Carlo. Personalmente vi dirò che per lo meno Silva ha una certa rettitudine morale - grazie alla quale protegge Ernani all'arrivo del Re - , difende il suo onore e sin dall'inizio cerca di portare a termine il suo progetto di nozze. 


Don Carlo è il rivale più grande di Ernani, libertino e con un grande e brillante futuro. Il ruolo era uno dei preferiti del grande baritono Battistini.


Nota all’ascolto: io ho avuto il piacere di ascoltare uno sfavillante Pavarotti in un’incisione Decca del 1998 con NucciSutherlandBurchuladze Milnes, con la direzione di Bonynge. Vi dirò che la Sutterland non è tra le mie cantanti preferite e questa non è di certo, a mio avviso, una delle sue migliori interpretazioni. Nucci è interessante e la voce fresca. Di seguito alcune famose incisioni:
  • 1957 Mario Del Monaco, Anita Cerquetti, Ettore Bastianini, Boris Christoff - Dimitri Mitropoulos
  • 1967 Carlo Bergonzi, Leontyne Price, Mario Sereni, Ezio Flagello - Thomas Schippers
  • 1969 Placido Domingo, Raina Kabaivanska, Carlo Meliciani, Nicolai Ghiaurov - Antonino Votto
  • 1982 Placido Domingo, Mirella Freni, Renato Bruson, Nicolai Ghiaurov - Riccardo Muti
  • 1987 Luciano Pavarotti, Joan Sutherland, Leo Nucci, Paata Burchuladze - Richard Bonynge
  • 1991 Vincenzo La Scola, Daniela Dessì, Paolo Coni, Michele Pertusi - Giuliano Carella
  • ---- Bruno Prevedi, Montserrat Caballè, Peter Glossop, Boris Christoff - Gianandrea Gavazzeni (uscito nel 2002)


Manoscritto Napoli

Il libretto web o in pdf (o qui). 

L’opera è edita in Italia da Ricordi, scaricabile su internet qui.


In questo sito, invece, troverete alcune registrazioni molto interessanti delle diverse arie interpretate da differenti cantanti.

Qua potrete leggere un'analisi del testo originale di Hugo - Hernani.


Per chi non avesse tempo di ascoltare tutta l'opera e volesse avvicinarsi a essa, consiglio queste parti:
( In grassetto l'essenziale... ma si può ridurre un'opera a qualche aria e recitativo?)

Parte I 
  • Preludio
  • Evviva! Beviam!
  • Mercè, diletti amici - Come rugiada al cespite..
  • Surta è la notte - Ernani! Ernani! involami!
  • Che mai vegg'io! Infelice.. e tuo credevi..

Parte II
  • Ah morir potessi adesso
  • Scellerati, il mio furore..
  • Lo vedremo, veglio audace
  • (Vieni meco, sol di rose)
  • Vigili pure il ciel sempre su te

Parte III
  • Gran Dio! COstor sui sepolcrali marmi
  • O sommo Carlo più del tuo nome
Parte IV 

  • Cessarono i suoni, disparì ogni face
  • Ecco il pegno
  • Ferma, crudele, estinguere perchè..


Ecco alcuni - pochi, pochissimi e solo delle due arie iniziali, perchè sono tremendamente di fretta! - esempi:

Stupendo Pavarotti esegue "Mercè diletti amici - si rapisca.." - Met 1983



Meravigliosa interpretazione di "Ernani, Ernani, involami.." di Anna Tomowa - Met 1983




I luoghi 

Parte I

Parte III

Parte IV

Giorgia



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